Il giuramento by Valerio Massimo Manfredi

Il giuramento by Valerio Massimo Manfredi

autore:Valerio Massimo Manfredi [Manfredi, Valerio Massimo]
La lingua: ita
Format: epub
ISBN: 8804622873
editore: [eBL 108]
pubblicato: 2012-11-03T23:00:00+00:00


VENTI

La mia nave sembrava volare sulle onde, spinta dal vento di levante e ancora di più dal nostro desiderio di giungere a casa. Mi aspettavo il rifiuto di Menelao di sciogliere i principi dal giuramento di Sparta, eppure c’era qualcosa che non riuscivo del tutto a capire. Ma io non ero stato fra le braccia di Elena, non avevo goduto del fiore d’oro del suo ventre né potevo sapere che cosa significasse morire di desiderio e di rabbia, impazzire di gelosia. Oh, Menelao dal forte grido, rame fulvo nei capelli, quale privilegio e quale maledizione!

Mi venivano in mente le mie parole davanti ai Troiani: “E tutto per una donna?”. Sì, certo. Non portavano alla fine, tutte le nostre brame, a quel punto oscuro e torrido fra le cosce di una donna? Ed Elena non era forse tutte le donne del mondo? Tutte le bellezze e le grazie, tutti i profumi in un solo corpo? Tutti gli sguardi in un solo sguardo, per dannare qualunque uomo e qualunque dio?

Chiunque tranne me.

Potevo riflettere, pensare, decidere, ma dovevo ammettere che una guerra per la donna più bella del mondo era l’unica che potesse avere un senso.

Mi tornava alla mente l’ultima notte sulla nostra nave nel porto di Ilio, alla vigilia del ritorno. Un ritorno triste, senza speranza. Quella notte dormii un sonno agitato e più volte mi svegliai per andare a prora a guardare la luna, rossa, enorme, che tramontava lenta sul mare. Scesi a terra per camminare lungo il porto, respirare l’aria salmastra, ascoltare il silenzio.

«Non puoi dormire, wanax?» risuonò una voce da un angolo buio. Il cantore di strada, il poeta che nessuno ascoltava.

«Domanda inutile, vecchio. Se potessi dormire non camminerei a quest’ora lungo il porto.»

«Ti prego, ascolta il mio canto. Calmerà l’angoscia che ti opprime il cuore. Lo farò per te, senza compenso.»

«No, lasciami. Non è il momento.»

«Dopo sarai in pace. Non posso renderti felice, ma posso darti le visioni che ti riempiono lo spirito di luce tenue, dolce come un tramonto sul mare.»

Proseguii ma sentii il suo canto accompagnarmi nel buio, voce solitaria.

Non c’erano parole: una sola, interminabile melodia, struggente, sconfinata. Piangeva il poeta, ecco, il suo era canto e pianto, lacrime e stille di luce nell’oscurità. Capii che ciò che avevo in cuore e mi opprimeva, macigno, sasso molare, insostenibile angoscia, si scioglieva in quel canto notturno, invisibile, incorporeo.

Quando tornai non c’era più, ma era rimasto il suo canto, vivo di vita sua. Sarebbe risuonato per sempre? Chissà...

Alzai lo sguardo dove il canto sembrava insinuarsi spinto dal vento, con la polvere tra le vie di Ilio sacra, sulle mura costruite dagli dei, e vidi ancora una figura oscillare fra l’essere e il nulla, fra nubi sottili come lame, trasparenti: «Sei tu, Elena superba, maledetta e implorata, tu che chiami falangi di bronzo a infrangersi sui baluardi, Skaiai! Sei tu divina e abbietta? Per te migliaia di giovani maschi s’immoleranno, conficcandosi l’un l’altro la lancia nel petto, scenderanno, troppo giovani, nell’Hades senza luce».

Il re Laerte mio padre aveva spinto



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